E dopo Lucca.

Mah. Dopo Lucca mi sa che l'evento dell'anno sarà la comparsa di Olivia. Ma di questo nel caso parliamo un'altra volta.

I due giorni e mezzo di fiera sono stati intensi e densi, soprattutto sul piano emotivo. Ci sono aspetti del mercato del fumetto italiano che mi sfuggono, altri che mi fanno incazzare e altri che... Beh.
La cosa che voglio portarmi a casa però è, ancora una volta, la soddisfazione di aver incontrato finora più "maestri disponibili" che "vecchi rompicoglioni spaventati". L'ultima categoria (non prendetela alla lettera sul piano anagrafico) è quella che domina in qualche modo il Paese a 360° (con la variante significativa dei "vecchi rompicoglioni criminali") e si materializza in atteggiamenti più o meno tranchant, spallucce e insulti. Ma questi non ci interessano più di tanto. Ho un posto prenotato sulla riva del fiume di fianco ad alcuni amici e insomma... ci vediamo lì. Qualcuno seduto e qualcuno a galleggiare, a seconda di cosa dice il karma. Dicevamo i "maestri disponibili". Parliamo di persone di cui da bambino\ragazzo\giovane adulto ho amato e letto i fumetti. Parliamo di quei tre\quattro sceneggiatori che da soli scrivono il 90% delle cose italiane che vale la pena di leggere. Tutte persone che in un momento o nell'altro si sono prese il tempo e la briga di darmi dei consigli disinteressati e buoni (un buon consiglio è una cosa che, se la segui, ti rende una persona meglio). Quindi grazie di cuore. Il primo consiglio che cerco di mettere in pratica è di essere più presente, sul blog e altrove... di cose se ne fanno tante, ma se non lo dici, nessuno lo sa. Quindi avanti!

Sono tornato da Lucca con due sporte straripanti di fumetti. Ho intenzione di leggerli e recensirli uno per uno (mica vanno a male nel frattempo, no?).
Il primo che ho letto, seduto a un bar sabato mattina in mezzo alla fiumana crescente di visitatori, è stato "Allen" dell'intramontabile Leo Ortolani. E ho riso. Ma tanto. Il che, ricordiamocelo, non è proprio una cosa da tutti... però per certi versi l'ho trovato sotto tono rispetto alle altre parodie di Leo. Meno dentro alla materia. "Alien" e "Prometheus" sono due oggetti ingombranti: sono stati smontati, rimontati e confrontati tra loro mille volte. In questo "Allen" c'è tutto (ci sono tutte le invenzioni del caso, i riferimenti pop, le trovate stranianti, ovviamente), ma è come se la vena dissacrante di Leo restasse in qualche modo vincolata in superficie. Metà delle ghignate sono scaturite da gag legate all'androide nano, bellissima invenzione ma, come dire... funzionerebbe uguale in una parodia di Biancaneve. E poi mancano alcune delle situazione che rendevano già "Prometheus" una parodia di sè stesso (lo so che è un dettaglio ma questa cosa di Charlize che fugge in linea retta da una ciambella che rotola proprio non mi va giù) e quella coerenza interna che caratterizza le parodie più riuscite di Leo (che funzionano per lo più anche indipendentemente dalla conoscenza del materiale originale). Una critica? Un parere. Rimane il fatto che è il primo fumetto che ho acquistato a Lucca quest'anno e il primo che ho letto. Fate voi.

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