Pausa estiva.


Mica tanto pausa. Complice un menisco messo male ho avuto molto più tempo del previsto per leggere. Ho passato alcuni giorni (il perché è una storia lunga) seduto sul lungo mare di alcuni paesini della Liguria con la sola compagnia dei libri che riuscivo a reperire nelle edicole marittime (luogo mitico e ricco di sorprese). Riepilogo in ordine sparso.

Marco Malvaldi, Il gioco delle tre carte
Estivo. Una versione appena più sanguigna della "Signora in giallo". Non è quello che si può definire un noir duro ma è comunque intelligente e divertente.

Q. Xiaolong, Di seta e di sangue
Una scoperta. Da anni, in libreria, mi capita di prendere in mano i libri di Xiaolong, poi per qualche motivo li riappoggio sempre. Non so se capita anche a voi, ma è una specie di danza: passi, raccogli due\tre volumi, ci pensi, ti guardi attorno, ne riappoggi uno, poi l'altro, poi ti liberi le mani e alla fine compri al volo un quarto volume al quale non avevi neanche pensato. Vabbè. Complice la situazione complessa di cui sopra sono riuscito finalmente a leggere uno dei romanzi della serie dell'ispettore Chen Cao. Un mix sapientissimo di indagine storica e sociale, esotico (per definizione), e capace di tenere insieme egregiamente i temi più ruvidi del noir e uno sguardo antico, quasi da racconto morale.

Alicia Giménez Bartlett, Serpenti nel paradiso
Era dai tempi dei primi Montalban dedicati a Pepe Carvalho che non 'tornavo' a Barcellona e devo dire che l'attesa è stata ripagata. Non particolarmente sottile nell'occultamento del colpevole ma vibrante, reale. Una scrittura che fa sentire il sudore, il caos di Barcellona, d'estate. Questo (e i precedenti) li ho letti nell'edizione di Repubblica, ma credo (vedi poi) che Sellerio e Marsilio saranno gli editori dell'autunno, per quanto mi riguarda.

Henning Mankell, La quinta donna
Qui il discorso è più spinoso. Perchè questo è il terz'ultimo "Wallander" che mi è rimasto. Altri due e poi fine.  Così dopo Izzo e Evangelisti rimango anche senza Mankell. Che è una mezza tragedia, perchè la sua scrittura ha un effetto estremamente terapeutico sui miei nervi. Distesa, ampia nella costruzione dell'intreccio, progressiva e estremamente vitale. In questo episodio poi la vita del protagonista subisce quei due o tre scossoni che conferiscono al romanzo un tono dolente e potente al tempo stesso. Quando avevo quindici anni mi chiedevo come facesse la gente a leggere i noir. Leggevo solo fantascienza e mi sembravano insopportabili questi ispettori perennemente depressi, sempre sul punto di cambiare lavoro o di spararsi un colpo. Adesso finisco "La qunita donna" con gli occhi lucidi. Forse il segno più profondo del tempo che è passato (più del menisco scassato e della pupa in arrivo).

Gianrico Carofiglio, Testimone inconsapevole e Ad occhi chiusi
Altra scoperta. Letti ciascuno in due orette circa (il primo nella tratta Palinuro-Roma, il secondo tra Roma e Modena). Veloci, precisi, apparentemente di maniera (protagonisti che hanno nella cucina e nella musica il proprio coro greco se ne sono visti a pacchi) ma capaci di inchiodarti alla pagina e ai protagonisti con un senso profondo dell'umano e una scrittura autoironica. Nota a margine: è la seconda volta che mi capita di finire un libro di fronte a una libreria e di entrare per comprare "il seguito". Mi era capitato, due anni fa, con "Uomini che odiano le donne". Ed è bellissimo.

Nella mia sportina di carta Feltrinelli oggi mi porto a casa L'allegra apocalisse di Arto Paasilinna, L'isola dei cacciatori di uccelli di Peter May (su consiglio di Giuseppe Petrozziello), Tramonto e Polvere di Joe Lansdale e Ragionevoli dubbi di Gianrico Carofiglio.

Questo per quanto riguarda i libri. Per i fumetti ne parliamo poi.

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