Avrò modo (spero) di parlarne con calma quanto prima. Ormai dovrebbe essere pronta e stampata, "La Traviata" mia e di Alberto Pagliaro (ok, come siete pignoli, l'originale è di Verdi, va bene!). Vorrei riuscire a esprimere la gioia di lavorare con un artista del calibro di Alberto, che in questo lavoro si è speso con una generosità infinita e con sprezzo delle umane sofferenze. Personalmente sono molto fiero del risultato. Fino ad ora il miglior complimento l'ho ricevuto da Andrea. Che magari è un po' di parte, ma dice che era da un po' di tempo (vent'anni?) che non vedeva un lavoro a fumetti sul teatro così ragionato. Io quasi quasi gli credo. Di sicuro la sintonia iniziale che è scattata sul taglio critico rispetto all'opera ha aiutato sia me che Alberto a spingere sull'accelleratore e a lanciare questa nostra "Traviata" piuttosto lontano.
Giusto come nota a margine sul senso generale dell'opera, o quantomeno del nostro approccio: la storia di Violetta è una di quelle storie che, lette oggi, fanno parecchio arrabbiare. Dentro c'è tutta la ferocia delle convenzioni sociali borghesi, elargita a piccole e grandi dosi dai vari personaggi in scena, ma onnipresente. Una ferocia mascherata da pietas. Una roba tremenda. Al confronto le mille morti che circondano Violetta nell'ultimo atto sembrano quasi comparse comiche.
Beh, ne riparliamo dopo che qualcuno l'avrà letta.
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