"The Walking Dead" continua a essere uno dei miei fumetti preferiti, anche se non lo consiglierei ai minoti di venticinque anni eccetera eccetera. Non ho niente di interessantissimo da aggiungere in merito rispetto a quando circola in rete.
Sulla prima stagione della serie TV ho pochissimo da aggiungere rispetto a quanto pubblicato qui qualche mese fa. Solo una cosa.
Sarà che Lost mi è rimasto impresso sulla retina come il sole di mezzogiorno, ma non avete provato anche voi* un fortissimo senso di deja vu? L'accampamento fuori dalla città, con la gente raccolta in piccoli capannelli lineari come se fossero su una spiaggia (ma come si tira su un accampamento a questi non gliel'ha insegnato quel burino razzista di Merle?), il tizio legato all'albero, il dottore solo soletto sotto terra che svolge i suoi compiti introdotto da una simpatica musichetta... in una serie visivamente fiacca, che non prova neanche a sfuggire a uno, dico uno, dei luoghi comuni del cinema zombie, p triste che molte delle poche sequenze 'diverse' siano un ricicciamento di Lost. E con un patatone come Darabont di mezzo non si può trattare di un sottile gioco postmoderno o di una strizzata d'occhio: è che è proprio un regista lesso. Tipo quando hai le patate a bollire e la forchetta entra facile facile. Ecco, in Frank Darabont la forchetta entra che è un piacere. Così la chiudiamo pure in stile zombie. Obrobrio.
* il "voi" in questo caso è piuttosto ironico. Questo blog lo leggono in dieci persone, delle quali forse 4 hanno visto qualche puntata di Lost e forse 1, mezza puntata di TWA.
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