Hyperversum.

Credo di essere stato tra i primi in assoluto ad avere in mano "Hypervesum" di Cecilia Randall. La prima mitica edizione 'bootleg'. Ovviamente ho seguito la serie in tempo reale rispetto alle uscite in libreria anche se, devo ammettere, c'è voluta l'edizione cartonata di piccolo formato per farmi tornare sul testo in modo definitivo. La prima lettura (in qualche modo non ufficiale) era stata penalizzata da una sorta di sindrome di Stoccolma dei poveri (non so come si chiama, la patologia in base alla quale il rapporto con un testo si complica a causa della conoscenza diretta con l'autore e dell'edizione). Adesso, che finalmente mi sono gustato il romanzo nella sua veste (secondo me) ideale, devo dire che il romanzo di Cecilia esce in tutta la sua forza. Il lavoro di documentazione alla base di questo lavoro è stato enorme e appassionato e ha permesso, a una trama che funziona e che cattura per la precisione, di arricchirsi di un ulteriore piano di interesse. Il cast è vario, composito: se fossimo in terra d'America si potrebbe parlare potenzialmente una serie TV di primo livello. Non amo particolarmente il fantasy, o meglio, lo affronto sempre con grandi pregiudizi (spesso smentiti per fortuna): spesso le cosiddette 'invenzioni' mi lasciano piuttosto freddino (non è che non si inventa più niente... ma più o meno...). L'invenzione 'di genere' di "Hyperversum" invece funziona proprio perchè funzionale e precisa rispetto all'obiettivo: immergere il lettore totalmente in una precisa epoca storica. Così il gioco, così il libro. É una lettura che si potrebbe consigliare anche a fini didattici: lo studio della storia, quando si spinge così in profondità, è sempre fruttifero. É il tipo di lavoro che fa Evangelisti (con un taglio decisamente più crudele e politico) e credo sia un bel modo di lavorare sul piano dell'intrattenimento e della formazione. Non rimane che aspettare il nuovo lavoro di Cecilia. Mancano pochi mesi. Tic tac.

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