Larsson, Holt e Mankell.

Ho appena chiuso "La regina dei castelli di carta" con gli stessi sentimenti con i quali ho guardato l'ultima puntata di Lost, The Shiled, Battlestar Galactica e via dicendo.
Nostalgia e un pizzico di delusione.
I tre romanzi di Larsson si leggo d'un fiato, scontato dirlo, la qualità è altalenante ma nella media più che buona. Il secondo e il terzo sono separati esclusivamente per motivi di marketing e di packaging perchè a tutti gli effetti costituiscono un unico racconto. Come tutte le narrazioni fluviali credo che meriterebbero una bella maxiserie tv piuttosto che un remake blockbuster, ma pare che non ci siano speranze in merito... Comunque sia si tratta sicuramente di un'ottima lettura per l'estate incombente, anche se... Anche se alla fine, volendo per forza leggere qualcosa di questa invasione nordica, forse sarebbe meglio partire dai fondamentali. Henning Mankell (nella foto) è sicuramente più procedural e schiettamente poliziesco di Larssonn. Anne Holt ha una sensibilità nel tratteggiare i personaggi infinitamente più profonda. Se ci pensate bene, al terzo libro Kalle Dannatissimo Blomkvist e Lisbeth Salander iniziano a diventare un filino ripetitivi, a impallarsi a vicenda, a restare ingabbiati nello schema che li faceva funzionare così bene in "Uomini che odiano le donne"... tutte cose che non succedono mai ai personaggi della Holt o ai collaboratori del Commissario Wallander (protagonista tra l'altro di una serie TV con il volto di Kenneth Branagh). Quindi, se state per riempire la borsa di libri per l'estate (e... sì, leggere un romanzo scritto da un norvegese sotto al sole cocente di agosto trasmette una sensazione di gradevole refrigerio), prima di approfittare di Larsson concedete una chance anche alla Holt e a Mankell.

Poi magari concedetevi un minuti per pensare a cosa c'è di così esotico e di attraente in questo nuovo noir nordeuropeo. Nuovo per modo di dire, ovviamente.
Quando ho letto il primo romanzo di Camilleri dedicato a Montalbano mi ha rapito il linguaggio, il carattere del protagonista, la location. O nel primo Montalban su Carvalho, la dedizione alla gastronomia, la cornice magica di Barcellona...
Leggendo Larsson o la Holt o Mankell?
Non so, ma queste vicende ambientate in nazioni dove determinati reati vengono perseguiti, dove ci sono poliziotti onesti un po' vecchia maniera, dove la libertà d'espressione e l'autonomia dei mezzi di informazione sono dati per scontati, dove i personaggi, pur nella varietà degli orientamenti personali e politici discutono in modo preoccupato, civile e umano di immigrazione e stato sociale... Boh. Cos'avranno mai di esotico?

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