Non è ancora una recensione. Ma l'ho divorato in una notte (ok, mi ero anche strinato sulla spiaggia quindi non avrei dormito comunque ma sarei stato sveglio comunque...). La nuova avventura di Giorgio Pellegrini è veloce, violentissima e gelida. Pellegrini è talmente fastidioso e crudele che si sta male nello scoprirsi dalla sua parte. D'altronde, sull sfondo assolutamente reale e credibile di un Veneto\Italia totalmente allo sbando, ci rimedia pure una bella figura. E questa è la lezione più dura. Non lo consiglierei agli stomaci più deboli (è decisamente più diretto e crudele di molte altre opere dello stesso autore).
Parentesi. Un giorno capirò come due persone (per quel poco che ho potuto vedere) umanamente incantevoli come Massimo Carlotto e Valerio Evangelisti riescano a creare su carta gli unici bastardi imperdonabili e irredimibili della letteratura italiana. O forse se avrò occasione lo chiederò a loro, anche se la risposta mi spaventa un po'.
PS - In parallelo sto leggendo "I cani di Riga" di Henning Mankell. Altro pianeta, altra durezza dei personaggi. Ma conferma che, a tutte le latitudini e in tutte le sue declinazioni, il noir rimane il genere etico per definizione. Magari ci sarà anche modo di riparlarne.
1 commenti:
oddio! il seguito di "Arrivederci amore, ciao"! che già era un pugno allo stomanco, per me il miglior noir italiano di sempre. grazie della dritta, Stefanoa. corro in libreria. aaaaa...desso.