Oui, c'est Freak.

Ci provo.
Prometto che ci provo, a recensire tutto quello che sto leggendo nel post-Lucca. Non so se riuscirò a starci dietro, ma i volumi impilati sullo scaffale sono proprio belli e mi dispiacerebbe dimenticarmene qualcuno.

Il primo che ho finito è "Freak Angels" (diciamolo subito, molto di quello che leggo è pubblicato dal mio editore, quindi evitiamo falsi pudori, potete semplicemente ignorare le recensioni con 'conflitto di interessi' e amici come prima).

Personalmente ho sempre pensato alla Avatar Press come una casa editrice che, dietro a coprtine molto belle, nascondeva storie bizzarre di sceneggiatori famosi disegnate da illustri sconosciuti spesso non particolarmente dotati.
La dirò meglio: mi sembrava che ci finissero gli scarti dei big disegnati da illustratori mediocri. Lo pensavo così, dall'esterno (e sì, devo dirlo, mi danno da fare le copertine di Alex Ross quando l'albo non è illustrato da Alex Ross).
Giudizio dozzinale? Vabbè, ma chi non ne ha?
Così mi sono letto questo "Freak Angels" senza particolari aspettative e, come spesso succede, sono rimasto sorpreso. La storia è presentata in modo indiretto attraverso dialoghi ben calibrati ma densi e non banali. La sfida di presentare un cast di undici protagonisti è vinta in modo intelligente (potevano mica passarlo a Ellis "Heroes"?), anche se alcune caratterizzazioni sono, forse, un po' già viste (chi ha detto Delirio?). I disegni di Duffield sono mediamente buoni, a tratti sorprendenti, a tratti meno. Per ogni vignetta poco riuscita o particolarmente povera, subito si pareggia il conto con qualche scorcio suggestivo, con qualche espressione eccezionalmente fresca dei personaggi... insomma "Freak Angels" funziona (promesso, leggo quanto prima anche il secondo volume, perchè anche la prima stagione di "Lost" funzionava e...) è una buona lettura e un'ottima boccata d'aria rispetto alla produzione mainstream d'oltreoceano.

La complicazione è che, per espiare il mio pregiudizio iniziale, adesso mi tocca leggere tutti i volumi Avatar (almeno quelli tradotti).

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